Nelle ultime due ore ho scritto quello che voleva essere un post di fine anno, che per riuscire a scriverlo ho messo sotto forma di lettera a mio padre. Un intero foglio che cancellerò, perché ci sono parole che non riesco a rendere pubbliche, e soprattutto perché penso che davvero lui mi guarda da lassù e mi ascolta quando gli parlo anche solo col pensiero - continuamente -, quindi chi deve sapere già sa. Mi è servito a sfogarmi un po', quindi proprio inutile non è stato.
Molti potrebbero pensare che io non veda l'ora di lasciarmi alle spalle il 2015, invece io tutta questa smania non ce l'ho. Io non metto via nulla, né niente, cose o persone, a meno che non mi abbiano fatto male, ma male davvero. Non voglio rimuovere o dimenticare nemmeno un istante di quelle nove settimane di atroce sofferenza; di mio padre io non voglio perdere nulla; ricordare il suo calvario mi toglie ancora oggi il respiro, ma è anche un modo per onorare la sua vita e la sua essenza. E' difficile dire addio al 2015 perché per i primi cinque mesi babbo c'è stato e con lui la vita come l'avevo conosciuta fino a quel momento; mentre il 2016 sarà il primo anno senza, o, come ho letto, "dopo" di lui.
Come fare, quindi, un bilancio dell'anno in cui hai visto tuo padre soffrire, non vivere e poi morire? Come descriverlo con aggettivi? Sarebbe, per lo meno lo è per me, impossibile, e anche ingiusto per quello che di buono c'è stato, per quello - tanto - che ho imparato. Che sono una donna forte, che non molla, non si arrende, che è capace di ricominciare. Che ha conosciuto l'impotenza e il "non c'è niente da fare", ma che ha provato a fare tutto il possibile. Che guida da sola la macchina, seppur con quindici anni di ritardo (il mio più grande rimpianto babbo...). Che a volte si sente spezzata e altre che sente di portare con sé due cuori. Che ha accanto una grande donna come madre, una nonna che Dio ce la conservi così per altri - almeno - dieci anni, familiari sparsi per la Penisola che sono una fortuna, amiche e amici che sono diamanti e che non hanno mai - mai - messo in discussione l'onesta del suo cuore.
Il 2015 è, è stato e sarà per sempre l'anno in cui è morto mio padre, l'anno in cui sono diventata grande.
Comincia pure, 2016.